Kamila e Anita, il martello dell'amicizia

30 Agosto 2016

La Wlodarczyk ha centrato oro olimpico e record del mondo indossando il guanto dell'amica e connazionale Skolimowska, olimpionica a Sydney 2000 e prematuramente scomparsa 7 anni fa

di Giorgio Cimbrico

Kamila aveva tre anni più di Anita, erano amiche. Quando domenica Anita Wlodarczyk ha sparato una serie di bordate, la più lunga a 82,98, nel Memorial Skolimowska, portava il guanto di Kamila, campionessa olimpica a 17 anni e 331 giorni, morta a 26 per un’embolia polmonare che la fulminò in un paese del Portogallo. Anita non l’ha mai dimenticata, ha portato con sé quel guanto a Rio (oro e record del mondo a 82,29), lo ha infilato entrando dentro la gabbia di Varsavia quando ha reso sempre più solido il suo edificio di cifre: sesto record del mondo, prima volta di una serie con tre botte oltre gli 81 (81,77 e 81,27), la quota delle migliori 20 prestazioni di sempre (comprese anche le prestazioni “ancelle”, cioè quelle ottenute nella stessa gara) nelle sue mani (undici sono oltre gli 80 metri che prima e unica ha sorpassato), 5 metri e 2 cm di progresso rispetto al suo primo acuto, 77,96 a Berlino 2009, quando, festeggiando titolo mondiale e record, si incrinò una caviglia.

Anita dà l’idea di essere senza limiti. In un’intervista sul sito della Iaaf, ha detto – in polacco, perché solo quello sa parlare - che in allenamento, prima di volare in Brasile, aveva preso come punto di riferimento un albero e visto che il martello era finito da quelle parti, aveva concluso di essere arrivata a 89 metri e mezzo. Forse ha esagerato, forse ha misurato a passi, ma deve essere stata una bella mazzata. Porta disinvoltamente addosso tutta la sua forza. Non indossa il tutù, ma quando lancia sembra una ballerina e i suoi quattro giri in crescendo valgono un arabesque. La bontà dell’esecuzione, una costante, anticipa l’esultanza: Anitona sa come è andata appena il martello lascia le sue mani.

E’ nata 31 anni fa a Rawicz, cittadina della Polonia sud-occidentale, nei pressi della Slesia, che nello stemma ha un orso e del posto è diventato l’idolo: oro olimpico, due titoli mondiali, tre europei e uno, due, tre (quasi quattro) confini scardinati: 80, 81, 82, sino all’82,98 ancora fresco di conio. L’annuncio del suo progressivo allungarsi è venuto agli Europei di Zurigo 2014: gara vinta, in ghiacciaia, ma lei vuol qualcosa di più e da quel suo trottolare esce una gittata fuori settore che va a polverizzare un angolo del podio. A occhio, più 81 metri che 80. La quota sarebbe stata toccata e superata di 8 cm un anno dopo a Cetniewo. Alla sua storia, che comincia a profumare di leggenda, appartiene anche la botta per far atterrare il martello oltre il fiume Oder, a Wroclaw, Breslau in tedesco: la misura fornì un mondiale ufficioso portato a 79,83.

“So di poter andare lontana e me ne sono resa conto domenica. Ma devo tenere qualcosa per il futuro, vero?”. La lotta ormai è solo contro e con se stessa. E nel ricordo affettuoso di Kamila.

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