Mondiali, Tamberi: ''Mai smesso di crederci''

09 Agosto 2017

L'azzurro si racconta a Casa Atletica Italiana a due giorni dalle qualificazioni dell'alto. "Sogno una medaglia: sarà durissima, sarà un'impresa, ma io devo provarci".

Gianmarco Tamberi c'è. Si vede e si sente. Quando l'azzurro arriva in conferenza stampa a Casa Atletica Italiana è un fiume in piena. Un anno fa di questi tempi, dopo l'infortunio al meeting di Montecarlo, era in stampelle a Rio de Janeiro spettatore di un'Olimpiade in cui sarebbe voluto essere protagonista. A Londra 2017 Gimbo, il recordman italiano assoluto, il campione del mondo indoor e d'Europa è arrivato carico di energia e motivazione.“Non sono venuto qui per fare presenza, io voglio una medaglia. Finora non l'ho mai fatto, ma ora è arrivato il momento di espormi. Sarà durissima, sarà un'impresa, ma quello che mi portato fin qui è l'idea di salire sul podio. Ci ho creduto sempre, anche quando ero lontanissimo dal tornare in pedana, mi sono forzato a rimanere a dieta quando ancora avevo le stampelle. E ora non sto nella pelle”.

Venerdì 11 agosto, ore 12:15 in Italia, toccherà a lui scendere in pedana: primo impegno la qualificazione con la misura di ammissione diretta al finale fissata a quota 2,31. Il 16 luglio, il giorno successivo all’infortunio, ho capito che il mio sogno olimpico si era infranto. Da lì ho ricominciato da capo, da zero, con in testa il Mondiale di Londra, ed è stato un percorso durissimo, pieno di alti e bassi. Mi sono aggrappato ai miei sogni – racconta – anche se in molti momenti, lo ammetto, è stata durissima non arrendersi".

Quando si è riaccesa la luce? "Fino a maggio non ho mai saltato più di due metri. Poi, improvvisamente, in un allenamento, ho ritrovato quelle sensazioni lì, quelle giuste, quelle del mio salto. Da quel momento ho pensato solo ad arrivare qui competitivo. Una vera e propria ossessione, che si è allargata nelle ultime settimane fino ad avvolgere ogni istante delle mie giornate…”. 

Ormai mancano poche ore. “Vorrei che questi giorni passassero in un lampo, la sera mi addormento sperando di svegliarmi già nel giorno della gara, non vedo l’ora di saltare…". Continua: "Se sono qui oggi è solo grazie alle persone che hanno lottato insieme a me. Penso a Franco Benazzo che mi ha operato, a fisioterapisti di Pavia e di Ancona, al super fisio della Nazionale Antonio Abbruzzese, alla mia famiglia e tutti quelli che ho sentito vicini nei momenti bui. È stato un lavoro infinito e lo abbiamo fatto insieme”.

Ad incoraggiarti anche tanti avversari: “A Montecarlo quando mi sono infortunato sono corsi tutti a soccorrermi. Non era scontato, e quando ho rivisto le immagini mi sono commosso. Lo stesso Bondarenko, che normalmente quasi non saluta nessuno, e che ha subito la mia stessa operazione cinque anni fa, mi ha aiutato un sacco mandandomi la sua documentazione medica, i programmi di recupero, dandomi consigli. Mutaz Barshim, quando non volevo parlare con nessuno dopo il disastro di Parigi (tre nulli alla misura d’entrata ndr), è rimasto mezz’ora a bussare fuori dalla mia stanza d’albergo finché non l’ho lasciato entrare. Mi ha parlato a lungo per farmi reagire, e ci è riuscito. Il giorno successivo sono partito per l’Ungheria da solo, di nascosto, senza dirlo nemmeno a mio padre. Dovevo ritrovarmi: ho saltato 2,28”. 

Quanto vali? “Sto all’80%, ma sono su un’altalena. Certi giorni mi sento davvero bene, in altri al 20%. Alti e bassi continui, che non mi danno certezze tecniche e che non riesco a mitigare. Sono il motivo per cui ho anticipato il rientro a San Marino, volevo darci un taglio. Ultimamente sono riuscito a trasformare gli ‘alti e bassi’ in ‘alti e medi’, ma di certo non saranno i medi a portarmi sul podio”.

Quanto ci vuole per le medaglie? “2,33. Una misura che so di valere, ma farla in finale è diverso, più difficile. Barshim è il favorito, il migliore quest’anno nonostante un piccolo problema a luglio. Poi Bondarenko, anche se non è ai livelli del suo passato. Mateusz Przybylko, il tedesco, ha fatto 2,35 ma bisognerà vedere come reagirà alla pressione di un grande evento e di un grande stadio. Lo so bene io che nel 2012 passai da una gara con 30 spettatori alle qualificazioni dei Giochi Olimpici, nello stesso stadio di questi Mondiali”.

Lo Stadio Olimpico sarà pieno fino all’orlo. “Questo stadio mi caricherà, lo sto sognando a occhi aperti. Lo avete visto anche negli occhi di Filippo Tortu: un pubblico del genere mette pressione ma anche tanta carica agonistica. Io lo ricordo come fantastico, ci ho saltato a Londra 2012 e poi nella Diamond League 2015 quando Fassinotti ed io arrivammo primo e secondo… una delle volte in cui Marco mi ha battuto”.

Il meteo promette pioggia. “Mio padre dice che mi favorirà, io visti i precedenti non sono tanto d’accordo! È vero che ora devo controllare la velocità della rincorsa, quindi potrei avere meno problemi con la pedana bagnata. In passato incanalavo tutta la mia foga agonistica nella velocità della rincorsa, ora devo gestirla, controllarla. In fondo a Colonia ho saltato 2,28 dopo un violento acquazzone, ma non dimentichiamo che anche Barshim ha fatto 2,30 con la pioggia”.

E le qualificazioni sono di mattina… “Lo so, lo so (ride). Ma io non ho cambiato l’ora sull'orologio, ho tenuto il fuso italiano: così sarà come saltare a mezzogiorno! Non è più mattina…”.

Sei molto amico di Gregorio Paltrinieri. “Greg è il Bolt del nuoto, ha fatto cose enormi. Paragonarmi a lui non ha senso. Per me è un grande amico, una persona eccezionale e un esempio”.

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