Ottoz-Gentile, due medaglie in un giorno

16 Ottobre 2018

Cinquant’anni fa, il 17 ottobre 1968 alle Olimpiadi di Città del Messico, i bronzi dei due campioni azzurri: sui 110 ostacoli e nel salto triplo con il record del mondo

di Giorgio Cimbrico

I bronzi di Messico ’68 ebbero volti molto diversi. Eddy Ottoz, che stava per dar vita a un Easy Rider un anno prima che Dennis Hopper e Peter Fonda cavalcassero i loro chopper, mostrava un sorriso che, rompendo schemi consolidati, non era né volpino né sarcastico; Beppe Gentile esponeva l’amara dignità dopo una sconfitta che nessuno, dopo i primi atti della rappresentazione, poteva pronosticare.

Qualcuno, pescando in un repertorio sospeso tra l’eroico e il leggendario, scrisse che Ottoz, unico Orazio, doveva battersi contro i tre Curiazi americani. Se ne lasciò ampiamente alle spalle uno, Leon Coleman, ne insidiò un altro (Ervin Hall mantenne sul tuffo dell’aostano 4 centesimi) e finì a 13 da chi non aveva mai dubitato di poter buttare l’occasione, Willie Davenport, sbocciato in uno degli stati, l’Alabama, dove la segregazione era dura e crudele. Se Eddy amava le moto, Willie avrebbe finito per amare il bob.

Quattro anni, meno un giorno prima, il 18 ottobre 1964, Eddy aveva conosciuto la sua prima finale olimpica, trionfale per la scuola italiana (Giovanni Cornacchia settimo e Giorgio Mazza ottavo diedero vita alla trimurti) mancando il podio per un decimo, in realtà sei centesimi: 13.78 Anatoly Mikhailov, 13.84 l’occhialuto a cui l’umidità di Tokyo aveva appannato le lenti. Un posto guadagnato, e un progresso cronometrico vertiginoso per un record che sarebbe diventato, per un trentennio abbondante, un affare di famiglia.

Il triplo è una tragedia: se nell’antica Grecia si andava avanti sin quando c’era luce, qui la durata stacca, rimbalza e atterra sulla parentesi lunga dei due giorni. Mattina del 16 ottobre, qualificazioni: Beppe Gentile, siciliano di Castelvetrano in cui Gianni Brera riconobbe nobiltà e linea di sangue berbere, rimbalza a 17,10 nello stupore generale, non nel suo. Sino a quel momento la storia della specialità (celtica e nata per guadare ruscelli, saltellando da una pietra all’altra) era stata scandita da un acuto oltre la linea di demarcazione: 17,03, datato ’60, del polacco Jozef Schmidt. Veniva da Miekowice, Miechowitz, Alta Slesia, dove era nato in una famiglia di solida radice tedesca, e aveva il naso adatto per fender l’aria e aveva pareggiato Adhemar da Silva, due titoli olimpici consecutivi. Appena prima dei Giochi era arrivato, come uno sparo nel buio, il 17,00 del finlandese Pertti Pousi. I diciassette erano una dimensione incerta, un continente appena toccato e ancor oggi sono linea di confine, marchio di qualità.

Gentile aveva aperto con un nullo che aveva acceso la preoccupazione di Peppino Russo. Il senegalese Mansour Dia, l’americano Art Walker, l’australiano Phil May e il sovietico di Georgia Viktor Saneyev avevano subito staccato il biglietto e le misure dell’africano, dell’americano e dello sconosciuto “aussie”, 16,58, 16,49, 16,32, assestarono allo scenario le prime scosse. Il 16,22 di Saneyev venne accolto per quel che era, un tranquillo salto di qualificazione. Alle 11.10, ora locale, Gentile toccò 17,10, senza un centimetro di vento a favore. Schmidt, incerottato, riuscì a entrare tra i 13 con 16,15. Di Pousi si persero le tracce: diciottesimo con 15,84. Aveva digerito l’altura più o meno come Clarke. Gentile, studente in legge di affascinante aspetto (il Giasone pasoliniano, al fianco di Maria Callas in Medea) aveva portato il record italiano a 16,74 il mese prima a Wroclaw, in un fine settimana scandito anche da un’escursione nel lungo che gli fruttò il 7,91 che migliorava, dopo 32 anni, il record berlinese di Arturo Maffei.

A teatro o all’opera si direbbe che è una prova generale aperta al pubblico, dalle premesse vibranti. La rappresentazione finale comincia poco dopo le tre del pomeriggio del giorno dopo. Apre il sipario Gentile: 17,22, ancora record del mondo. La gara non è finita: le condizioni mutano, il vento comincia a soffiare e qualcuno è lesto ad approfittarne. Il primo a farsi pericoloso è Nelson Prudencio, dagli arti sottili come zampe di ragno: 17,05. In quel momento è il secondo di sempre, davanti a Schmidt. Terzo turno: quaranta minuti dopo il secondo record mondiale di Gentile, Viktor Saneyev, nativo di Sukhumi sul Mar Nero, oggi nella virtuale Repubblica di Abkhazia, ufficialmente agronomo, sfrutta un vento propizio, due metri spaccati a favore: 17,23. Gentile cerca concentrazione ma infila il secondo nullo. Due record del mondo e la medaglia d’argento, per un miserrimo centimetro. Non andrà così.

Al quarto turno il “canguro” May sale incredulo a 17,02, quarto di tutti i tempi. È la premessa all’ennesima scossa, assestata prima da Nikolai Dudkin, 17,09, poi da Prudencio: 17,27. È il terzo record mondale. Adhemar ha trovato un erede e il Brasile è vicino al terzo oro olimpico. Prima di salire lassù, aveva 16,30. Persino il malandato Schmidt si avvicina ai suoi massimi: 16,89, settimo.

Lo scioglimento è affidato all’ultimo salto: Art Walker porta l’ultima minaccia a Gentile e atterra a 17,12. Il vento è molto sensibile ma sul confine della legalità quando Saneyev allunga a 17,39. È il quinto record del mondo, il picco di due ore che forniscono dieci salti oltre i 17 metri contro i due di tutta la storia precedente. Ed è la delusione che Gentile dissimula con un sorriso patrizio: bronzo dopo due record del mondo. Per Saneyev, dal volto deciso e sfrontato, è l’inizio di una lunga stagione irresistibile che lo porterà a sfiorare il Grande Slam di Al Oerter, mancato per una dozzina di centimetri a Mosca, in una gara macchiata da più di un delitto commesso dalla giuria nei confronti del povero Joao de Oliveira.

17 OTTOBRE - L’atletica italiana festeggia i 50 anni dalle Olimpiadi di Città del Messico. Al Centro di Preparazione Olimpica “Bruno Zauli” di Formia (Latina), mercoledì 17 ottobre con inizio alle ore 15.00, saranno celebrate le due medaglie di bronzo vinte dagli azzurri in quella edizione, entrambe nello stesso giorno di mezzo secolo fa: da Giuseppe Gentile nel salto triplo, con un record mondiale poi migliorato più volte dagli avversari in una gara storica, e da Eddy Ottoz sui 110 ostacoli. Parteciperanno tra gli altri il presidente FIDAL Alfio Giomi e i due campioni azzurri, presenta il giornalista Marco Franzelli.

IN TV - Una trasmissione tv speciale sui due campioni azzurri Giuseppe Gentile ed Eddy Ottoz, in occasione dei 50 anni dalle loro medaglie di bronzo alle Olimpiadi di Città del Messico, andrà in onda sui canali Sky Sport con questi orari:
martedì 16 ottobre, ore 21.00 Sky Sport Arena
mercoledì 17 ottobre, ore 0.45 Sky Sport Arena, ore 11.45 Sky Sport Uno, ore 14.00 Sky Sport Arena, ore 19.15 Sky Sport Arena, ore 20.45 Sky Sport Uno, ore 23.00 Sky Sport Arena

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