Samorin 2017: geografia degli EuroCross

04 Dicembre 2017

Domenica 10 dicembre la città slovacca accoglie la 24esima edizione della rassegna continentale di corsa campestre

di Giorgio Cimbrico

Dalla laguna di Chia, frequentata nelle loro trasvolate dai fenicotteri rosa, ai prati di Samorin, Slovacchia occidentale, Sommerein in tedesco, Somorya in ungherese, a due passi da Bratislava, terra di canoisti e di tennisti. Per i mezzofondisti era meglio la Moravia quando di Cecoslovacchia ce n’era una sola.

L’Europeo di cross, che sta per giungere a un quarto di secolo di vita, ha un merito: per lunghi anni la corsa campestre ha avuto teatri britannici – erba fradicia, fango, a volte su balze micidiali come quelle di Edinburgo – su prati e in ippodromi che avevano ospitato competizioni finite in quell’iconografia equestre assai amata dai lord. In seguito, erano subentrate la Francia e il Belgio (la durezza di Waregem è ancora impressa nella mente di chi andò ad assaggiare quel percorso) e più tardi, certi tracciati spagnoli e portoghesi, in primis Albufeira, spesso somiglianti a piste erbose, baciate da un sole eternamente primaverile.

Anche la nascita dell’eurocampestre avvenne in scenari tradizionali, ad Alnwick, Northumberland, a un tiro di sasso dal border, il confine tra Inghilterra e Scozia segnato da massi ciclopici, per poi spostarsi gradatamente verso nuovi orizzonti, segnatamente verso Oriente. Se la polacca Bydgoszcz, nella sua passionale volontà di candidarsi a ogni evento alla sua portata, è stata la sede di un Mondiale di campestre, la rassegna europea è andata, in ordine cronologico, alla croata Medulin, alla slovena Velenje, all’ungherese Szentendre, alla serba Belgrado, alla bulgara e montana Samokov in un tentativo di esplorazione che ha finito per coprire gran parte del continente. Per il momento, solo Romania, Grecia e Turchia non hanno posto la loro candidatura.

Il mutamento degli scenari è andato di pari passo con i cambiamenti che l’Europa ha vissuto e sta vivendo. Se i nordafricani sono una costante nelle squadre francesi (sufficiente un nome, entrato nella storia della pista e dei prati e dei Giochi: Alain Mimoun), oggi nuovi italiani, francesi, spagnoli, britannici, tedeschi, belgi, olandesi, svedesi, turchi, provenenti dal Maghreb, dall’Africa Orientale, da quella subsahariana, sono diventati molto spesso i primattori di una rassegna che chiude l’annata e apre l’altra. E così quel che per lunghi anni è stato l’impero di Sergei Lebid, zar ucraino di tutti i prati, è diventato il regno di Alemayehu Bezabeh spagnolo, di Atelaw Bekele belga, di Polat Kemboi Arikan, Ali e Aras Kaya turchi, di Yeman Crippa azzurro che trasmette la vivacità di un gas esilarante e che in Slovacchia va con l'idea e la volontà di metter le mani su un altro metallo.

E’ l’Europa nuova dei nostri giorni, ma è anche l’Europa della tradizione della sofferenza invernale, intesa come palestra per poter calcare la pista con consapevolezze più spiccate e ambiziose. La prova femminile under 20 delle due ultime edizioni è stata monopolio della filiforme Konstanze Klosterhalfen, nativa di Bonn come Ludwig van Beethoven, in grado di scrivere buona musica che presto diventerà sinfonia, di sfidare chi per nascita e provenienza non correva il rischio di esser minacciato e invece può esserlo. L’atletica ha questo di bello: non è una questione di pelle, ma solo di volontà. E il cross rimane la scuola più dura e più pura.

TV - Domenica 10 dicembre differita su RaiSport dalle 14:55 alle 17:55.

IL SITO DI SAMORIN 2017 - ISCRITTI/Entries - LA SQUADRA ITALIANA/Italian Team

PROGRAMMA ORARIO/Timetable
9:00 U20 donne
9:25 U20 uomini
9:55 U23 donne
10:35 U23 uomini
11:15 Senior donne
11:55 Senior uomini
13:10 Staffetta mista

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